The Last of Us Part II: tantissimi pregi ed un unico difetto… [NO SPOILER]

Il seguito di uno dei miei giochi preferiti di sempre, The Last of Us, è finalmente uscito. Il qui presente lo ha divorato ed è quindi pronto a dirvi la sua. Il gioco è un capolavoro? Ha difetti? e quali? Il review-bombing che si è preso, è meritato? Le polemiche sono legittime? Parliamone!

Innanzitutto, è doveroso dirlo, l’articolo in questione non conterrà alcun tipo di spoiler della trama di The Last of Us Part II. Detto ciò, parliamone: il nuovo lavoro di Naughty Dog è approdato nei negozi il 19 giugno 2020, rompendo immediatamente il record di vendite nella prima settimana di uscita, precedentemente detenuto da Uncharted 4, ma dividendo il pubblico di Internet e non con le polemiche più disparate.

Nello studio di Naughty Dog c’è effettivamente un problema di crunch? I leak diffusi nel web settimane prima della pubblicazione del gioco quanto sono veritieri? Sono l’atto di un hacker che vuole solo vedere il mondo bruciare o la vendetta di un dipendente Naughty Dog scontento? Neil Druckmann è davvero così megalomane da essersi prestato per il motion capture del personaggio di Owen? Abby è transessuale? La nostra protagonista è lesbica, oh no come faremo! La trama non evolve come volevo io, stanotte non dormirò!

Ecco, ho riassunto in breve righe tutta la melma putrida che, in maniera legittima o meno, è venuta fuori poco prima e poco dopo la release di uno dei titoli più attesi di questa generazione videoludica. La definisco melma putrida in quanto gran parte di queste faccende sono esattamente quello, e cioè lo rappresentazione più becera di diverse cose che, nella società moderna, non funzionano: transfobia, omofobia, cultura del crunch e fake news. Abby non è transessuale, e se anche lo fosse stata non avrei visto un problema che molti hanno cercato di alzare sulla sola base che fosse…una ragazza muscolosa e dai lineamenti duri. Ellie è lesbica, bella novità direte voi, si sapeva già dal primo capitolo. Certamente, ma nel primo gioco Ellie era una co-protagonista e il tema non veniva praticamente affrontato (se non, ed in maniera comunque leggerissima, nel dlc “Left Behind“): ora invece Ellie è proprio la protagonista del gioco, ed il suo essere omosessuale non è un punto di chiave del plot di The Last of Us Part II ma è comunque un qualcosa che ha diversi eventi, scene e dialoghi ad esso collegato, quindi la cosa ha “fatto più rumore” ed è giunta anche all’orecchie di coloro che il primo capitolo magari non l’avevano giocato o che addirittura non si interessano neanche di videogiochi, e che hanno dovuto esprimere il loro schifoso dissenso per la blasfemia perpretata nel pubblicare un videogioco con una protagonista omosessuale. Tutto ciò nel 2020, non nel 1940, ricordiamolo. Per il livore nei confronti di Neil Druckmann ed il suo essersi inserito nel gioco poi, non c’è neanche spiegazione in quanto la notizia innanzitutto è semplicemente falsa, ed in secondo luogo anche se fosse stata vera non avrei visto il lato negativo del fatto: questo, ancora più della fake news su Abby e la sua presunta transessualità è infatti solo un altro becero tentativo di alzare polverone per il gusto di farlo. Infine, la melma putrida purtroppo questa volta è effettivamente dal lato dove non dovrebbe assolutamente essere. Mi riferisco alle uniche accuse con un fondamento di verità e con una logica, e cioè quelle di crunch mosse allo studio di Naughty Dog: sembra infatti confermato da multiple fonti affidabili che lo studio abbia annichilito la vita di molti suoi dipendenti pur di finire The Last of Us Part II in tempi decenti, purtroppo.

In maniera molto cinica ma anche come scusa per cambiare argomento vi dirò, in effetti, che i risultati del crunch si vedono tutti: The Last of Us Part II è un vero e proprio miracolo produttivo, in quanto una così varia e qualitativamente elevata serie di ambientazioni diverse, di dialoghi, di dettagli e di eventi in un gioco story-driven difficilmente si era mai vista prima in un videogioco. Innanzitutto, va detto che storicamente i giochi di questo tipo durano dalle 10 alle 20 ore massimo: narrare una trama così lunga senza farle perdere di mordente è difficile, e The Last of Us Part II ci prova con un totale di 30 ore circa. Ci riesce in maniera pulita? Ni. Uno dei pochi difetti di questo gioco infatti sono i piccoli espedienti con i quali gonfia i muscoli della longevità in maniera artificiosa: abbiamo innanzitutto gli ampi spazi aperti che collegano i vari edifici esplorabili dal giocatore…giocatore il quale, se un minimo “scafato” dal punto di vista videoludico, capirà dopo pochissime ore l’antifona, e cioè che purtroppo questi ampi spazi aperti sono ampi solo per il giusto di offrire al giocatore un panorama più vasto da guardare, ma dal punto di vista del gameplay sono completamente, totalmente, fattualmente e sicuramente sempre V U O T I. Mai infatti durante tutto il gioco verrete premiati anche solo con una misera cartaccia stropicciata da usare come materiale da crafting per aver esplorato fino agli angoli delle mappe “sandbox” che fungono quindi solo come collegamento tra le molteplici ambientazioni al chiuso che il gioco propone. In secondo luogo, è soggettivo ma secondo me decisamente giusto dire che le (comunque poche) sezioni “cammina e parla con il personaggio tal dei tali per approfondire caratterizzazione, background narrativo e dettagli del mondo” durano spesso un po’ troppo. Diciamo che almeno un paio di volte durante il gioco anche il giocatore più paziente del mondo ed interessatissimo all’approfondire ogni aspetto dei personaggi si ritrova a pensare “ok, questa parte mi sta un po’ stancando e sarebbe ora che il gioco mi rimesse tra le mani delle armi o che invece di parlare di come Joel adori il film Jurassik Park si parlasse di come Ellie e Joel stanno vivendo il loro rapporto dopo la palese menzogna di Joel alla fine del primo videogioco”.

Ma il modo più sporco in cui il gioco allunga oltremodo l’esperienza è un altro, e dato che sarebbe uno spoiler abbastanza importante posso solo farvi capire il concetto a grandi linee dicendovi che, ad un certo punto del gioco, The Last of Us Part II fa quello che hanno già fatto tanti giochi in tanti modi più o meno diversi, e cioè toglierti ogni progresso di gameplay fatto fino a quel momento. Il problema è che qui il momento “back to basics” non dura qualche ora di gameplay in cui fai provare al giocatore la terribile sensazione di dover affrontare minacce di livello avanzato con un equipaggiamento base per poi farlo godere di nuovo di tutte le abilità/armi con ad esempio il recupero dello zaino perso…no, qui semplicemente The Last of Us Part II esagera forzandoti difatto a riottenere tutti i potenziamenti e le armi che avevi già precedentemente sbloccato, con un effetto “more of the same” talmente forte da avermi spiazzato e costretto a ripetermi tra me e me diverse volte “ma perchè questa scelta? non si poteva fare tutto ciò ma in proporzione minore, non facendomi soffrire così tanto come giocatore ma mantenendo comunque la stessa identica trama?” Secondo me ovviamente si poteva eccome, ma forse in Naughty Dog è prevalso il desiderio di riempire il disco di roba per creare il più possibile l’effetto “giocone” che magari si sarebbe perso, agli occhi del giocatore casual quantomeno, in un gioco dalle “sole” 22-25 ore circa. Peccato.

Purtroppo questo difetto compromette, secondo me, la qualità di un gioco altrimenti perfetto. Infatti il gioco rimane un gioco di altissima qualità, un gioco dalla maturità degli argomenti trattati che pochissimi altri giochi osano anche solo avvicinare, un gioco coraggioso nelle sue scelte narrative, senza particolari forzature di trama (beh, in un paio di occasioni succedono cose che sembrano accadere solo perchè la trama deve avanzare, ma francamente non le ho trovate forzature gravi) ed il gameplay è rimasto praticamente lo stesso del primo The Last of Us ma con qualche evoluzione come il potersi sdraiare, il poter sparare da sdraiati, il poter nuotare, il potersi craftare munizioni e migliorie per le armi ed infine qualche tipo di nemico nuovo che aggiunge ulteriore varietà al gameplay.

Il gioco insomma oscilla secondo me, come voto, tra un 9 ed un 9,6. A seconda di cosa? A seconda di quanto si siano apprezzate, in maniera ovviamente del tutto soggettiva, le sopracitate coraggiose scelte narrative. Personalmente, non ho trovato una spiegazione ed ho storto il naso ad un solo momento specifico della trama. Un momento parecchio importante, uno degli ultimi attimi del gioco, che abbassa secondo me ulteriormente il voto ad un 9,4 che ha il retrogusto di capolavoro assoluto…mancato di pochissimo. Forse le nostre aspettative erano troppo alte, forse tutta la negatività che circondava il titolo ci ha influenzato, ed ancora forse siamo troppo spesso dei videogiocatori viziati che a schermo vogliono vedere sempre quello che vogliono nel nostro cuore e non quello che ha senso effettivamente accada, eppure…quel risvolto di trama per me, è un difetto in quanto soggettivamente non mi è piaciuto, ed oggettivamente invece non sono proprio riuscito a trovargli un senso logico.

Sinceramente, sono stato felicissimo di aver atteso con così tanto hype The Last of Us Part II, di averlo comprato al day one e di aver dedicato ogni momento libero degli ultimi 6 giorni al gioco, vivendo praticamente solo di quello per una settimana intera. Mi rimane un leggero amaro in bocca perchè poteva veramente essere il capolavoro assoluto insuperabile, ma il gioco viene castrato da una meccanica open world ormai talmente invadente da finire anche in giochi che non avrebbero affatto bisogno di sfruttarla, come questo, ed alcune scelte di trama davvero davvero coraggiose, che divideranno il pubblico in maniera brutale.

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