Si può finire Sekiro senza odiarlo?

Per me è difficile rispondere a questa domanda in modo positivo, dato che non è stato così.

Voglio essere chiaro fin da subito: adoro i giochi Fromsoftware, ho giocato tutti i Souls (compreso Demon’s) in single player senza l’aiuto di nessuno, so a cosa andavo incontro, o almeno lo credevo.
Sì perché Sekiro è un gioco Fromsoftware, ma è anche diverso. Più frenetico, rimanendo molto tattico, le meccaniche sono nuove e l’approccio al nemico è totalmente diverso. Guardando gli ultimi trailer e i gameplay, dentro di me pensavo ”Ottimo, un altro Souls con cui confrontarsi’’, invece per me è stata tutta un’altra esperienza.

BALLANDO CON LE LAME

Chi ha giocato a Dark Souls III sicuramente ricorderà la descrizione della Veste da maestro ottenibile sconfiggendo il temibile spadaccino a inizio gioco: ”Il mio sesto senso mi ha avvertito del pericolo e, mentre danzavo in un turbine di lame uscendone senza un graffio, purtroppo mi sono strappato un po’ le vesti’’. Sicuramente il maestro Miyazaki deve aver preso spunto proprio da questa sua descrizione per costruire il combat system di Sekiro. Infatti è un continuo balletto con il nemico, dove parare i colpi e deflettere quelli più pericolosi la fa da padrone. Praticamente è la festa nazionale del vecchio parry, tecnica in cui io sono scarsissimo. Poco male, posso imparare, ed ho imparato. Lentamente. molto lentamente. All’inizio il gioco ti fa capire con chiarezza che questa tecnica sarà fondamentale e ti suggerisce di allenarla. Perfetto, mi alleno e poi vado a sconfiggere quel mid-boss che è bello tosto. Si ce l’ho fatta, ma a che prezzo?

Mentre con gli altri giochi From pensavo ‘’Ok, un altro boss, ora me lo studio bene e poi lo sconfiggerò’’, con Sekiro invece è stato più un ‘’Oddio un altro boss, spero di togliermelo subito di mezzo così da poter andare avanti’’. Come mai ho sofferto così tanto? perché non riesco a godermelo come gli altri? Io credo sia proprio perché io e il parry non andiamo d’accordo. Ci ho messo settimane per imparare tutti i moveset dei nemici, a volte fino alla nausea, a volte per mesi. Sono arrivato anche a lasciare il gioco a metà perché non riuscivo a sconfiggere un determinato boss (Genichiro, Gufo, ce l’ho con voi). Solo che puntualmente dopo un po’ ci tornavo e con costanza superavo ogni ostacolo che il gioco mi poneva davanti.
Poi è arrivato lui, il boss finale. Se ci penso riesco ancora a sentire un brivido lungo la schiena. Ambientazione meravigliosa e suggestiva (Miyazaki che fa l’occhiolino a Kojima citando la boss fight di The Boss? Forse no ma l’ho pensato), nemico spietato, ben 4 fasi da completare per sconfiggerlo. Caspita, pensai, sarà dura. E lo è stata. Ci sono stato circa un mese a provare ad imparare ogni sua mossa, in ogni sua fase, proprio quello che odiavo del gioco: doverlo imparare a memoria. Ad un certo punto ho mollato. Mi stavo divertendo? Questo è quello che voglio in un gioco? Imparare un boss a memoria senza gustarmi il combattimento? No, infatti lasciai perdere per almeno una settimana.

LA VENDETTA DEL DILETTANTE

Poi ho pensato: ”Non posso lasciarlo lì, deve pagare per avermi fatto soffrire così a lungo’’. Il solo pensiero di non aver terminato il gioco mi stava facendo più male del pensiero di dover imparare a memoria il bastardo per batterlo. Quindi mi sono fatto coraggio, che diamine io anni fa ho finito Resident Evil 3 in giapponese senza neanche una guida, senza internet. Non posso farmi battere da un ammasso di pixel. Quindi avviai il gioco e lo studiai, per molto tempo. Ci ho messo poco più di un mese per sconfiggerlo, imparando ogni mossa e studiando ogni mio movimento per fregarlo il più possibile e alla fine lo sconfissi. Presi il mio telefono, feci una bella foto al trofeo del PSN, chiusi l’app e disinstallai il gioco.

Quindi sì, si può finire Sekiro, con molta pazienza ma è possibile per tutti, se ce l’ho fatta io. Si può finire senza odiarlo? Sì, ma non per me, perché io ho finito Sekiro, l’ho amato ma anche odiato, ma forse l’amore è proprio questo, no?

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