L’immortale delusione

Non molto tempo fa avevo condiviso su questa piattaforma una recensione che conteneva delle grandi aspettative nei confronti di nuovi contenuti, con cui mi sarei interfacciata in poco tempo….SI, parlo della serie Dracula di Netflix.

I presupposti erano tra i più promettenti: un tema di mio profondo interesse, interpretato da due registi (Mark Gatiss e Steven Moffat) di cui avevo già avuto modo di apprezzare altri lavori..Cosa poteva andare storto? Tutto.

Non saprei dire se il mio “attaccamento” al contesto fantasy ed in particolare a tutto ciò che riguarda il sovrannaturale, mi abbiano in qualche modo influenzata e che quindi sia partita già col piede sbagliato, ma vorrei condividere con voi le mie perplessità.

Nel corso degli anni sono sopravvissuta a diverse variazioni del tema, son andata oltre i vampiri sbrilluccicosi di Stephenie Meyer e pensavo quindi di poter tollerare ogni cosa, ma chiaramente ero in errore. In quest’ultima interpretazione ci ritroviamo con il Conte Dracula alle prese con le scartoffie per il suo trasferimento a Londra, motivo per il quale manda a chiamare il procuratore Jonathan Harker, destinato a diventare suo prigioniero.

Durante la sua costrizione presso il castello del Conte, il povero Jonathan viene tormentato da terribili incubi e via via sembra prosciugarsi, mentre il celebre vampiro ringiovanisce e riacquista le forze, privandolo anche delle conoscenze e dei ricordi: con il passare del tempo infatti il suo accento si affievolisce fino a scomparire completamente. Già questa situazione mi ha creato un notevole disagio: le persone di cui si nutre Dracula presentano effettivamente dei sintomi che fanno pensare ad una malattia, ma non ho compreso questa simil decomposizione in vita (perdita di capelli, unghie, etc) che hanno scelto di rappresentare in questa serie.

In un videogioco che avevo recensito sempre su questa piattaforma, Vampyr, si faceva cenno a delle creature, Skal, la progenie mal riuscita dei vampiri, in quanto immortali anch’essi ma informi e assolutamente fuori controllo. Tuttavia il paragone per me non regge, Dracula è il capostipite della razza, non capisco perché i suoi morsi portino a diventare una sorta di zombie invece che un vampiro. Altro particolare piuttosto irritante, la questione delle mogli e del suo desiderio di procreare: non capisco quale sacra legge gli impedisca di avere più di tre mogli (sebbene in diversi film/opere siano stati fatti riferimenti sempre a queste tre figure), ma poi la tranquillità con cui se ne sbarazza, paragonandosi ad un bambino con un giocattolo nuovo? Abbiamo a che fare con un vampiro immaturo ai limiti della tollerabilità.

La storia prosegue con la fuga di Harker che nel presente si trova presso un monastero di suore, dove realizza di star parlando con la sua amata Mina (che non aveva riconosciuto) e con suor Agatha Van Helsing, che pare essere discendente da una famiglia di cacciatori di vampiri..ma non si fanno troppi cenni alla figura del dottore che nella celebre opera di Bram Stoker aiuta gli altri due protagonisti a porre fine all’esistenza del conte.

Altra scena irritante, l’arrivo di Dracula….

Si presenta sotto le spoglie di un lupo selvaggio, ma quando gli viene chiesto di rivelarsi, esce letteralmente dal corpo del lupo, come se quest’ultimo lo stesse ospitando (EH?)… Confesso che è passato un po’ di tempo da quando ho letto il romanzo, ma per quel che ricordo Dracula è semplicemente in grado di comandare alcune creature…ma addirittura porvisi all’interno..per poi mostrarci un fisico che…di vampiresco ha ben poco….visto di profilo s’intravede un filo di pancia che spoglia l’attore di qualsiasi credibilità…fortunatamente il buon senso prevale e non saremo più costretti ad altre sue apparizioni senza veli.

Con la fine di questo primo episodio, vediamo scomparire quelli che generalmente sono considerati due personaggi cardine della vicenda, che in questa serie ritengo non abbiano ricevuto un riconoscimento adeguato. Il secondo episodio è di una insensatezza tale che mi rifiuto di spenderci grandi parole, non capisco come un vampiro centenario possa aver bisogno di doversi allenare su una bagnarola per essere in grado di non dissanguare l’intera Inghilterra non appena metterà piede su terraferma…va decisamente ben oltre le capacità del mio intelletto.

Infine giungiamo al terzo ed ultimo capitolo, che paradossalmente mi ha dato quasi un briciolo di speranza nei confronti della sanità mentale dei due registi:

-SPOILER-

Trascorsi cento lunghi anni all’interno di una cassa sul fondo dell’oceano, il conte si risveglia e approda sulla spiaggia. Viene catturato da un’organizzazione capeggiata da una donna che nelle sembianze è la copia di Agatha Van Helsing (ma sappiamo non essere lei, in quanto morta nel secondo episodio), Zoe. Il vampiro viene catturato per essere posto a degli approfonditi studi medici, ma il progetto non fa in tempo a decollare perché l’abile conte (impossessatosi della password del Wifi e di un tablet) riesce a mettersi in contatto con un avvocato che lo tira fuori dalla struttura in un battito di ciglia (complimenti all’organizzazione che ha avuto tutto un secolo per prepararsi adeguatamente).

Il conte giunge così alla vita moderna, può vedere il sole alla televisione ed impara subito ad usare il cellulare: trovare nuove vittime di cui nutrirsi non è mai stato più semplice, ma una fa breccia nel suo cuore, Lucy.

Se ci fosse un premio per il personaggio più intelligente, sarebbe suo di diritto: Lucy è una ragazza ricca e bellissima, ha il mondo intero ai suoi piedi. Nonostante si stia per sposare, intraprende una relazione clandestina con il tenebroso conte, il quale la porta in posti allegri come i cimiteri per farle sentire i lamenti dei morti e regalarle dei sogni incredibili mentre si nutre di lei. Pare essere estremamente indifferente alla vita e alla morte, vorrebbe solo essere in un luogo dove non sia costretta a sorridere continuamente per far contenti gli altri e il conte l’asseconda, decidendo di farne una sua sposa.

Non so esattamente quale incomprensione vi sia stata, se Lucy non abbia esattamente compreso che genere di creatura fosse Dracula, tuttavia il suo suggerimento di non farsi cremare dopo la morte mi è parso molto concreto e sentito. La ragazza tuttavia, presa dallo sconforto e dalla malattia, si dimentica di apportare questa dovuta modifica e quindi si risveglia in veste di vampiro, ma completamente carbonizzata. Distrutta dalla perdita della sua bellezza, la giovane chiede che si ponga fine alla sua seconda vita.

E qui ha luogo il confronto finale con la dottoressa Zoe, la quale sta morendo di tumore ma è decisa a comprendere una volta per tutte il vampiro: mentre parlano infatti giunge l’alba e con uno scatto la donna leva le tende alla finestra, esponendo il conte alla luce del sole. Egli non muore e scopre così di non subire alcun danno e che lui si è imposto queste restrizioni nel corso dei secoli: il non poter uscire di giorno, l’impossibilità di entrare in un luogo senza un invito e l’intolleranza nei confronti della croce. Si è imposto la vita di una bestia perché quando è stato il momento, non ha avuto il coraggio di affrontare la sfida che chiama ciascuna di noi, la morte. Decide quindi di fare il passo, nutrendosi del sangue della dottoressa che gli è fatale in quanto malata, offrendole un sogno che li vede uniti per renderle più gradevole il trapasso, ponendo fine anche alla loro lotta che va avanti da secoli. Zoe infatti nel momento in cui ha bevuto il sangue donatole da Dracula, è divenuta nuovamente suor Agatha.

Questo ci lascia un possibile finale aperto: può davvero il sangue di una malata terminale di tumore porre fine alla vita di una creatura soprannaturale? Io ne dubito profondamente, credo fosse semplicemente il desiderio del conte di portare Agatha nuovamente con sé. Come lui stesso dice infatti, il sangue è VITE, e tutti coloro di cui si è nutrito lo accompagnano nei secoli dei secoli, quindi credo che essendosi reso conto di poter portare la sua (amata?) suora, voglia nuovamente conservarla in attesa di incontrare una sua nuova reincarnazione.

Queste mie teorie pare che dovranno rimanere tali almeno per il momento, non vi sono infatti voci di alcun genere su una possibile seconda stagione: nonostante questa prima fosse composta solamente da tre episodi, la produzione ha richiesto quasi due anni, in quanto il progetto era in cantiere già nel lontano 2017. Rimaniamo in attesa, ma confido che una critica spietata faccia desistere i due registi: questa serie merita un unico destino, quello di essere dimenticata.

 

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