Prince of Persia: gloria e declino di una pietra miliare

Prince of Persia dal 1989 ad oggi…

Correva l’anno 1989: l’era videoludica si apprestava a esplodere in pieno; Nintendo, già padrone del mercato con NES, presenta nella stessa estate il primo modello di Game Boy; Atari, da brava competitor, lancia la sua console portatile Lynx. L’industria del gioco digitale iniziava davvero a lasciare il segno, entrando così in ogni casa; anche Hollywood puntava per la prima volta i riflettori su questo nuovo mondo.

In questo fiorente paradiso di innovazione, un’azienda americana, la Broderbund, fondata quasi 10 anni prima, sviluppò e pubblicò per la prima volta un titolo destinato a fare la storia del genere su tutte le piattaforme in cui approdò: Prince of Persia.

Nato come un semplice platform, negli anni la saga si è sviluppata fino a diventare un vero mix di azione/avventura misto a una spettacolare esperienza grafica. Una trama semplice ma efficace (principessa prigioniera da salvare, un malvagio nemico da sconfiggere e demoni interiori da battere), combattimenti senza armi futuristiche, solo con spada, in barba ai dettàmi del tempo ma soprattutto tante, tantissime acrobazie e salti, basati sui principi del parkour: questi gli elementi vincenti del titolo, che approdò per la prima volta su NES, Commodore 64 e MS-DOS.

Nel ’99, però, la casa di produzione dovette chiudere i battenti e per circa un lustro si susseguirono diverse cessioni di diritti da una SH all’altra (tra i quali spicca Gameloft, che ne realizzò la prima versione per telefoni cellulari nel 2003). Fu solo alla fine del 2003 che la Ubisoft, fiduciosa e lungimirante, ne acquisì i diritti, realizzando quello che sarebbe stato poi il titolo più di successo di tutta la serie: “Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo”. Il debutto avvenne sulla seconda generazione di casa Sony, oltre che su xbox, PC e game boy. Veste grafica totalmente rinnovata, una nuova trama e nuove meccaniche di gioco (come l’utilizzo delle sabbie del tempo per “riavvolgere il nastro”). PoP aveva finalmente raggiunto il tanto  agognato trono tra i giochi di azione/avventura, speronando titoli storici come Tomb Raider. PoP aveva davvero conquistato tutti, dai più vecchi, abituati a vedere il principino su uno schermo di un vecchio Pentium II, fino alle nuove leve, abili addomesticatrici di console.

Il successo si rinnovò circa un anno dopo col secondo capitolo della serie di Ubisoft, “PoP: Spirito Guerriero”. La trama costituiva un continuum del capitolo precedente, una grafica ulteriormente migliorata, finali alternativi, numerose armi sia primarie che secondarie e, ovviamente, salti, acrobazie, camminate sui muri, insomma, tutti i vecchi elementi che lo avevano reso grande in passato.

Il terzo capitolo della serie cela i sintomi del disastro che si sarebbe abbattuto su questo titolo. Con “PoP: I due troni” si tentò di riprendere anche qualche vecchio elemento, come il lato oscuro del principe già presente nel primo gioco del 1989, ma non con risultati sperati. Pur avendo introdotto la “trasformazione” nel suo alter ego oscuro, di fatto ciò andava a svantaggio di chi amasse le pesanti e intense sfide dei capitoli precedenti, risultando la trasformazione veramente troppo potente rispetto ai nemici; la trama risultava veramente forzata, non c’era molta varietà di armi rispetto al capitolo precedente, risultando in generale abbastanza semplice per chi avesse giocato ai capitoli precedenti. La grafica, però, continuava a stupire. Il titolo, in ogni caso, non fu assolutamente un flop, anzi.

Ma, si sà, il tempo è tiranno, e bisogna adeguarsi per rimanere a galla, soprattutto con l’avvento del multiplayer on-line, acerrimo nemico dei giochi con la sola campagna single player. 

Ubisoft aveva già avvertito il cambiamento, e preparava a far debuttare su Ps3 e Xbox 360 un nuovo capitolo della  saga, totalmente rinnovato. Il risultato fu un incredibile disastro. Con “Prince of Persia”, titolo minimalistico per l’allora nuova console generation, si decretò la fine di un’era. Le cause furono molteplici: dalla nuova veste grafica in 3D, che divise letteralmente i fan della serie tra favorevoli e contrari, al sistema di combattimento noioso e impacciato del principe, alla ripetitività dei combattimenti, fino al più grande problema: l’impossibilità di morire, grazie ad Elika, la principessa co-protagonista che, in caso di dipartita certa, correva a salvare il  principino, impedendogli di fare una brutta fine; questo elemento è stato il più odiato dai puristi della serie, poiché essenzialmente toglieva tutto il gusto della sfida e, anche giocando malissimo si riusciva a proseguire nella storia.

Nel frattempo, la divisione di Montreal di Ubisoft dava alla luce quello che sarebbe stato definito l’erede di PoP, ossia “Assassin’s Creed”che, pure essendo di base un open-world, di fatto riprendeva tutte le meccaniche del combattimento aereo e gli elementi parkour della saga del Principe.

Nel frattempo fu pubblicato anche “PoP: the fallen king” per Nintendo Ds, uscito nello stesso anno, titolo quasi passato nell’ignominia.

L’ultimo colpo di coda del “rettile” PoP si ebbe con “Le sabbie dimenticate”, uscito a maggio del 2010. Il capitolo si inserisce cronologicamente tra “Le sabbie del tempo” e “Spirito Guerriero” e presentava una trama diversa a seconda della piattaforma in cui lo si giocasse. Pur aggiungendo nuovi poteri, come il controllo degli elementi, il titolo sacrifica numerose vecchie meccaniche che hanno reso famosa la serie, come diverse combo aeree, nonché diverse armi, modificando nettamente la sostanza del gioco stesso, quasi come se si volessero relegare al nuovo arrivato Assassin’s Creed –col quale condividevano lo stesso graphic engine- tutto ciò che ha reso grande la serie.

Anche se non fu un totale flop, con circa 10 milioni di copie vendute, ne decretò comunque la fine, lasciando l’amaro in bocca ai fan di veccia data (tra cui il sottoscritto). I tempi erano davvero cambiati. I giovani preferivano concentrarsi su altri titoli più innovativi, oltre che dedicarsi al multiplayer on-line, in estrema espansione in quegli anni. Da allora, il nulla.

E oggi?

Stando a numerosi rumors (oltre ai numerosi easter egg presenti su AC: Odyssey), il game creator Jordan Mechner, in un’intervista rilasciata a gennaio 2018, disse che, dato l’enorme successo della serie nonché delle numerosissime richieste dei fan, un ritorno del Principe in futuro sarà altamente probabile, non specificando però se sarà sottoforma di remake, remastered oppure di un capitolo totalmente nuovo.

Ma con numerosi titoli Ubisoft in sviluppo (tra cui “Beyond Good and evil 2”) dare anche solo una data  approssimativa é impossibile.

Che ne sarà dunque di questa saga leggendaria? E’ davvero finita oppure torneremo presto a correre e saltare sui muri dell’antica Persia?

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