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Vice – Il diavolo alla Casa Bianca

VICE – L’UOMO NELL’OMBRA – Stati Uniti d’America – 2018 (uscito nei cinema in Italia il 3 gennaio 2019)
Regia e sceneggiatura: Adam McKay
Casa di produzione: Gary Sanchez Productions, Plan B Entertainment
Durata: 132 minuti

Uno dei registi più talentuosi della nuova generazione hollywoodiana, Adam McKay, sforna il suo ultimo film: Vice – L’uomo nell’ombra è la storia di Dick Cheney, un americano che è stato capo gabinetto della casa bianca, segretario della difesa e Vice-presidente di George W. Bush.

Il regista, durante la promozione e la distribuzione ai festival del suo film precedente La grande scommessa (2016), si era trovato per le mani un piccolo libro che elencava e descriveva in modo particolarmente distante e neutrale i personaggi che rappresentavano allora i maggiori ruoli politici del governo americano. Da lì, la rivelazione che Dick Cheney, uno degli uomini più influenti del paese più potente del mondo, grazie alle sue astute “mosse strategiche”, si è potuto muovere liberamente quasi sempre indisturbato per le retrovie della politica, acquisendo poteri straordinari, ascoltando, frequentando i posti giusti, imparando e capendo come funziona il sistema politico americano.

Non ha mai amato stare sotto i riflettori, bensì, nell’ombra, è riuscito a giocarsi al meglio le proprie carte e a costruirsi una carriera straordinaria, che sapientemente il regista descrive fino ai primi ironici titoli di coda in modo del tutto obbiettivo e cauto.

La seconda parte rivela più chiaramente il vero pensiero del regista, che non ribalta nulla nè della storia nè del personaggio, ma mostra le inquadrature giuste al momento opportuno, dosa un’ottima ironia e cinismo, come aveva già fatto McKay in La grande scommessa, fino a citare Io e Annie (1972) di Woody Allen, mostrando infine un cinema che provoca sè stesso nell’esilarante scena finale dove un gruppo di figuranti cominciano a discutere sulla posizione politica del film (in cui si trovano loro stessi a recitare).

Adam McKay va oltre a ciò che aveva sperimentato ne La grande scommessa, è un regista moderno, fa raccontare per esempio il film a un veterano dell’Afghanistan e dell’Iraq.

Attenzione spoiler!

Christian Bale – image via
www.memphisflyer.com

Questi nel film morirà per un banale incidente vicino casa e sarà il donatore di cuore di Dick Cheney e si svela una delle potenti velate metafore black humor, di cui il film è colmo. I giochi di sceneggiatura mostrano nuovi mezzi per raccontare i colpi di scena, il ritmo è grandioso e la narrazione, sperimentale e fortemente anticonvenzionale, diverte, coinvolge, funziona, fa pensare e impegna lo spettatore a rispondere a ciò che gli viene mostrato.

Il secondo pilastro portante dell’opera dopo la strepitosa regia di McKay, è il potentissimo Christian Bale: domina dall’inizio alla fine. Non ha rivali anche se Amy Adams e Sam Rockwell sono fantastici. Christian Bale interpreta Dick Cheney dal 1968 alle presidenziali di Bush figlio, ha trasformato il suo corpo ingrassando di quasi 30 chili e in altre scene è stato trasformato con il make-up (somigliantissimo). È ipnotico e bravissimo, basterebbe rivedere il monologo finale rivolto al pubblico per ammirarne l’incisività e la carica che un attore come Bale riesce a mettere nello stesso personaggio che fino a venti minuti prima avevamo visto in un modo e nel finale ce lo svela per quello che è o come lo vuole far vedere il regista.

La trasformazione di Christian Bale in Dick Cheney – image via https://celebrity.nine.com

Il film non appartiene al cinema classico e non sarà un evergreen, ma è uscito al momento giusto e sicuramente farà incetta di premi, oltre che d’incasso. Insieme a BlacKkKlansman (Spike Lee, 2018), si rivela uno dei film più affilati dell’anno e più incisivi sui valori umani che in USA pare si stiano corrodendo e dimenticando.

Certo, non essere statunitensi potrebbe aiutare poco lo spettatore a ricordare la successione dei fatti e i nomi dei protagonisti, ma non è un problema per analizzare invece la struttura morale dei personaggi, dove ciascuno rappresenta a suo modo una visione egocentrica del potere che vuole conquistare, a qualunque prezzo.

Andrea

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