Ciclone in casa Nicalis

Alcuni dipendenti della software house e publisher indie hanno deciso di denunciare gli abusi del loro CEO. Intanto McMillen annuncia l’interruzione del rapporto con la casa.

In settimana è apparso su Kotaku un articolo riguardante le lamentele di sette sviluppatori dipendenti di Nicalis, casa di sviluppo e pubblicazione indie (tra i giochi pubblicati figura The Bindig of Isaac: Rebirth). I sette denunciano il loro CEO Tyrone Rodriguez di farli lavorare in condizioni tossiche, a causa degli abusi subiti e degli insulti – anche razzisti – che si sarebbero sentiti indirizzare. Secondo quanto riportato, addirittura Rodriguez avrebbe ripreso i suoi sviluppatori per il “troppo tempo libero”, speso per andare a ricevere visite mediche o dei parenti.
Rodriguez da parte sua non ha ricusato le accuse, scusandosi però in un tweet dicendo “solo perché [questi insulti e battute discriminatorie] sono stati fatti in situazioni private per provare ad apparire divertente ed ‘edgy’, ciò non li rende meno terribili”.

Nel frattempo arrivano accuse di cattiva gestione anche da parte di altri sviluppatori legati a Nicalis, come la co-fondatrice di The Game Bakers, Audrey Leprince, che addita il publisher di negligenza, a causa di un mancato accordo per portare Furi su console tramite la casa di Rodriguez – la quale non avrebbe risposto ai solleciti ripetutamente inviati via mail o Skype.

Oltre questo, anche Edmund McMillen, creatore del gioco punta di diamante di Nicalis – The Binding of Isaac: Rebirth -, ci ha messo del suo, annunciando di voler smettere di collaborare in futuro con questo publisher.

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