Ci sono alcune produzioni che semplicemente passano e finiscono nel dimenticatoio.
Magari non riescono a catturare l’attenzione di noi giocatori, forse perché non abbastanza affascinanti, giochi ripetitivi che possono annoiare e quindi non riusciamo a stare al loro passo (o magari loro al nostro). La saga di Metal Gear non è tra queste. Come mai? Cerchiamo di capire perché la creatura di Kojima vale la pena di essere vissuta.
Innovazione
Si, ho volutamente scritto “vissuta” invece di “giocata” e c’è un motivo. Non stiamo trattando di un gioco dove devi andare da un punto A a B, neanche uno di quelli dove vinci se uccidi più nemici. MGS è differente, perché somiglia di più ad un film interattivo. La rivoluzione dei videogiochi era appena cominciata, si è aggiunta la terza dimensione grazie alla potenza della Playstation (per questo nel titolo abbiamo “Solid”, rifacendosi alla solidità dei blocchi presenti in 3D) e con questa si crea un nuovo modo di giocare. I primi due titoli della saga (Metal Gear, Metal Gear 2: Solid Snake) non potevano certo vantare le tre dimensioni, essendo usciti per NES e MSX. Grazie quindi alla Playstation, ora possiamo valutare il modo in cui nasconderci dalle guardie grazie alle ambientazioni, come attuare tranelli a discapito dei nemici, per non parlare della bellezza delle cutscene, vera e propria prova registica di Hideo (si vede che voleva fare il regista). Sfruttare quindi tutte le possibilità hardware e software del supporto per creare nuovi modi di pensare il videogioco, ha portato la Saga ad un livello successivo. Per non parlare del gameplay, sempre diverso ad ogni titolo e sempre più ricco di dettagli, possibilità e opzioni da intraprendere, a mano a mano che la tecnologia progrediva.
Bello questo film
Rivoluzioni tecnologiche a parte, l’elemento per cui bisogna iniziare questa avventura è senz’altro la trama. Scordatevi trame lineari e piatte, MGS ci offre un eccellente spy-movie pieno di azione, intrighi, complotti, tripli giochi, spie traditrici, spie alleate, identità false e chi più ne ha più ne metta. Di sicuro non rimaniamo impassibili di fronte ai record stabiliti dalla saga, che stabilisce ben due Guinness World Records tra cui cutscene più lunga in un videogioco: ben 71 minuti (MGS 4: Guns of the Patriot). Capirete che non ci troviamo di fronte ad un gioco che avviamo per perdere tempo, annoiati dalla scuola o dal lavoro. MGS è un impegno intellettuale con il nostro cervello e di certo cambierà il vostro modo di vivere e vedere l’industria videoludica.
La cura nei dettagli
È sempre divertente ingannare le guardie e farle fuori silenziosamente, ma tutto questo non ce lo saremmo goduto appieno senza tutti quei particolari che creano la Metal Gear Experience: Musica, suoni, grafica. Questi gli elementi che in ogni MGS sono curati in modo impressionante. Grafica e sound design sono magistrali, figuratevi che per il quinto episodio, MGSV: The Phantom Pain, il team ha addirittura creato da zero il motore grafico, regalando al mondo il FOX ENGINE che tutt’ora possiede dettagli grafici spettacolari (la prima versione è del 2013). Questo però non è usato solamente per fari esclamare “Oh che bello quell’albero” ma è parte integrante del gameplay, con il clima che cambia e il ciclo giorno/notte. Sfido poi chiunque a non canticchiare almeno un tema di uno dei capitoli dopo averli completati tutti, e a non commuoversi ascoltando Meta Gear Saga, la OST conclusiva. Senza menzionare le più svariate tecnologie usate a favore di cutscenes e movimenti dei personaggi. Figuratevi che Kojima ha fatto anche il motion capture degli animali.
Interazione
Hideo ha sempre voluto giocare con noi inserendo nei suoi titoli vari sistemi per farci immedesimare e rendere partecipi attivamente al suo gioco rompendo la quarta parete. Per approfondire questo tema vi rimando alla lettura di un articolo che spiega cosa è e come viene usato dal nostro game designer: La quarta parete dei videogiochi.
Conclusione
Devi giocare a Metal Gear Solid? Vale la pena affrontare tutti i capitoli della saga? Sì, se volete lasciarvi dentro un’esperienza unica che ha segnato la storia del panorama videoludico. Anzi, non dovete giocarlo, dovete viverlo, perché è di questo che si tratta: MGS non si gioca, si vive.